Per una testata di design italiana, visitare la Week di Dubai vuol dire soprattutto andare a caccia di nuovi talenti, cercare di individuare la purezza di un segno dietro un arredo magari non così usuale per il modo di vivere occidentale, provare a cogliere le radici culturali che hanno determinato una forma, il lavoro sui materiali locali e sulle tecniche artigianali.
Cercando di seguire questo percorso, abbiamo visitato Design 2022, in scena dal 9 al 13 novembre all’interno di una grande tensostruttura nel Dubai Design District (d3). Una fiera che, oltre a valorizzare le opportunità commerciali nel Middle East per i brand nazionali e internazionali, cerca anche di porsi ogni anno come un’opportunità di scambio e dialogo interculturale. Anche le realtà più piccole, che nelle grandi fiere internazionali rischiano di non ricevere la giusta attenzione, qui trovano un palcoscenico si misura. La particolare posizione geografica di questa manifestazione (oggi alla sua nona edizione, la prima diretta dall'americana Kate Barry) le permette anche di diventare epicentro per i creativi provenienti da tutto il Medio Oriente, compresi quei Paesi che si trovano in situazioni politiche ed economiche difficili dai quali i designer hanno difficoltà a raggiungere le grandi manifestazioni occidentali.
Per questo non siamo andati alla ricerca di allestimenti scenografici ma di perle inedite, alcune già pronte per il mercato e altre ancora grezze, ma con grandi potenzialità. Ecco cosa abbiamo trovato.
Lo studio siriano ARE ha presentato in fiera la nuova collezione 'Season 01', che descrive con queste parole: “In tempi di cambiamento, la realtà diventa distorta e anche gli oggetti più familiari vengono alterati in qualcosa di nuovo e strano. Ciò che rimane è la connessione con lo spazio, la sensazione di appartenere ad alcuni luoghi piuttosto che ad altri. Questa relazione con lo spazio gioca un ruolo importante nel plasmare le identità delle persone. Le stranezze inaspettate di questa collezione – l'alternanza di colore, dimensione, forma e posizione – sono un accenno a una moltitudine di binari. Qui gli opposti non solo si attraggono ma in qualche modo lavorano in concerto, sfidando l'identità singolare del nostro luogo comune”.